Madame LaLaurie
Marie
Delphine LaLaurie, nasce nella New Orleans del 1775 da Barthelmy
Louis Macarty il cui padre Barthelmy Macarty aveva portato la
famiglia in città dalla nativa Irlanda, intorno al 1730.
Sua
madre Marie Jeanne Lovable -conosciuta come la vedova Lecomte-, si
ritrovò al suo secondo matrimonio sposando suo padre; entrambi i
suoi genitori, erano membri importanti nella comunità creola di New
Orleans.
L'11
Giugno del 1800, Delphine sposò un alto ufficiale spagnolo e pochi
anni più tardi -e sempre a Giugno-, si ritrovò sposa di Jean
Blanque, un importante banchiere, mercante, avvocato e legislatore;
quest'ultimo acquistò una casa al numero 409 di Royal Street situata
sempre a New Orleans che divenne nota poi, con il nome di Villa
Blanque.
Delphine
ebbe quattro figli: Marie Louise Pauline, Louise Marie Laure, Marie
Luoise Jeanne e Jeanne Pierre Paulin Blanque.
Nel
1832, fece costruire un palazzo di tre piani completo di alloggi per
gli schiavi, dove visse con due delle sue figlie e il suo nuovo
marito Leonard Louis Nicolas -molto più giovane di lei-, mantenendo
una posizione centrale nella città.
Torture
e schiavitù
Lei
e la sua famiglia mantennero un gran numero di schiavi neri; Harriet
Martineu -giornalista e scrittrice britannica-, ha prelevato diversi racconti dai residenti di New Orleans
i quali sostenevano che gli schiavi della LaLaurie, erano considerati dalla famiglia dei miserabili, inutili.
Tuttavia,
nelle apparizioni pubbliche, Delphine era educata e gentile con la
gente della zona e tuttalpiù premurosa nei confronti della sua
servitù.
Ma la sua bellezza non riuscì a nascondere la sua violenta crudeltà che non passò di certo inosservata a coloro che
frequentavano la sua dimora.
Martineau
riferì che le voci pubbliche riguardo i maltrattamenti della donna
sui suoi schiavi, erano sufficientemente diffuse tanto che un
avvocato locale, fu inviato a Royal Street per ricordare alla
LaLaurie, le leggi sul mantenimento degli schiavi.
Durante
questa visita però, non fu trovata nessuna prova illecita riguardo i
comportamenti di Delphine nei confronti dei suoi schiavi.
Uno dei racconti crudeli legati alla donna, narra che una delle sue schiave di nome Lia (o Leah), stava lavando i capelli della LaLaurie quando le strappò erroneamente un nodo dalla folta chioma, facendo sì che la sua padrona, bandisse una frusta e la inseguisse per tutta casa.
La
giovane Lia -che aveva appena dodici anni-, per sfuggire a tale
punizione, cercò rifugio sul tetto della dimora dei LaLaurie, ma
morì cadendo nel vuoto; alcuni dicono che il suo corpo fu sepolto
nei terreni della villa, altri ancora che fu nascosto sul fondo di un
pozzo.
Secondo
Martineau, questo incidente portò ad indagare su Delphine
riguardo i suoi crimini e fu costretta a rinunciare a nove schiavi
che in seguito, furono poi riacquistati dai LaLaurie, attraverso
l'intermediario di uno dei loro parenti.
Altre
storie raccontavano di come Delphine tenesse legato il suo cuoco, al
fornello della cucina e di come vessava le sue figlie quando
tentavano di nutrire gli schiavi.
Il
10 Aprile del 1834, scoppiò un incendio nella dimora dei LaLaurie,
esattamente in cucina.
Quando
la polizia e i vigili del fuoco arrivarono alla villa di Royal
Street, trovarono una donna di circa settant'anni -la cuoca-,
incatenata alla stufa dalla caviglia; in seguito, confessò che aveva
appiccato il fuoco nel tentativo di sventare ad una punizione che
consisteva nell'essere portata nella stanza più in alto dove mai
nessuno faceva poi ritorno.
I
vigili del fuoco che tentarono di entrare nei quartieri delle vittime, per assicurarsi che tutti fossero stati evacuati abbatterono le porte
degli alloggi e trovarono almeno sette schiavi
orribilmente mutilati.
Alcuni erano sospesi per il collo con le membra apparentemente distese e
strappate da un'estremità all'altra, un altro sosteneva di essere
stato imprigionato lì già da alcuni mesi.
Il
giudice Jean-Francois Canoge, fu uno di quelli che entrarono nei locali
e successivamente depose di aver trovato all'interno della villa dei
LaLaurie, "una donna di colore con un collare di ferro e
un'anziana sempre appartenente alla medesima etnia, che aveva una
profonda ferita sulla testa tanto che non riusciva a reggersi in
piedi né a camminare".
Canoge sosteneva che quando interrogò il marito della LaLaurie sugli schiavi, gli fu detto in modo insolente che:"alcune persone dovrebbero stare meglio a casa piuttosto che venire nelle case degli altri per dettare leggi e intromettersi negli affari degli altri".
Canoge sosteneva che quando interrogò il marito della LaLaurie sugli schiavi, gli fu detto in modo insolente che:"alcune persone dovrebbero stare meglio a casa piuttosto che venire nelle case degli altri per dettare leggi e intromettersi negli affari degli altri".
Una
versione di questa storia che circolava nel 1836 raccontata da
Martineau, aggiungeva che alcuni schiavi erano emaciati, scorticati e
mostravano segni di frusta; altri ancora erano stati legati in
posizioni restrittive e indossavano colletti di ferro appuntiti che
tenevano le loro teste in posizione statiche.
Quando la scoperta degli schiavi torturati divenne ampiamente nota, una folla di cittadini locali attaccò la residenza dei LaLaurie e demolì tutto ciò su cui potevano imporre le loro mani.
La
polizia locale fu chiamata a calmare la folla ma quando quest'ultima
arretrò, ormai era troppo tardi: della proprietà di Royal Street
aveva subito gravi danni 'ove a malapena si tenevano in piedi i muri.
Gli
schiavi torturati erano stati portati in una prigione locale affinché
tutti potessero assistere alla grave sofferenza subita per
convincersene.
Il
Pittsfield Sun, citando l'inserzionista di New Orleans e scrivendo
diverse settimane dopo l'evacuazione degli alloggi degli schiavi, affermò che due degli schiavi trovati nella villa, erano
morti durante il loro salvataggio e aggiunse:"Scavando
il cantiere, sono stati rinvenuti dei corpi dissotterrati dai terreni della villa e alcuni corpi -in
particolare quello di un bambino- sono stati trovati all'interno del
pozzo.
La dimora dei LaLaurie |
Morte
George
Washington Cable nel 1888, ha raccontato una storia diventata poi
popolare ma non provata, che racconta come la LaLaurie sia morta in
Francia, in un incidente di caccia al cinghiale.
Qualunque
sia la verità Eugene Backes, nel cimitero di St. Louis, scoprì una
vecchia lastra di rame incrinata, nel vicolo 4 del cimitero.
L'iscrizione
sull'epitaffio recitava:"Madame LaLaurie, nata Marie Delphine
MacCarty, décédée à Paris, le 7 Décembre, 1842 à l'âge
de 6-" ovvero "Madame LaLaurie, nata Marie Delphine
MacCarty, deceduta a Parigi il 7 Dicembre del 1842 all'età di 6
anni".
Secondo gli archivi francesi di Parigi, tuttavia, Marie Delphine MacCarty morì il 7 Dicembre 1849, all'età di 69 anni.
Curiosità
Jeanne
deLavigne,scrivendo in Ghost Stories of old New Orleans, sosteneva
che Delphine aveva un appetito sadico che non sembrava mai placato
finché non aveva inflitto ad uno o più dei suoi schiavi neri, una
qualsivoglia forma orribile di tortura e sosteneva che gli schiavi
trovati durante l'incendio nel 1834 erano "maschi rinvenuti completamente nudi, incatenati al muro e i loro occhi scavati, alcuni avevano le
unghie strappate via dalle radici e altri addirittura le giunture insanguinate, grandi buchi nei loro glutei dove la
carne era stata tagliata via; le loro orecchie appiccicate o a brandelli, le loro labbra cucite insieme.
Gli
intestini erano stati tirati fuori e annodati intorno alla vita nuda,
buchi nei crani dove era stato inserito un bastone ruvido per agitare
il cervello".
DeLavigne,
non citò mai direttamente alcuna fonte per queste affermazioni dai
dettagli così crudi e violenti.
Kathy Bates nel ruolo di Delphine LaLaurie, American Horror Story:Coven |
Di Delphine era nota anche la sua passione per le creme, tanto ostinata a non voler invecchiare al punto tale da sfruttare -in modo sadico-, il sangue delle sue vittime contro i segni del tempo, ricordando in questo modo la serial killer Elizabeth Bathory già dapprima famosa per la sua ossessione con i bagni di sangue.
Madame LaLaurie, è stata resa nota dall'attrice Kathy Bates, che ne interpreta il ruolo nella serie televisiva American Horror Story: Coven.
Ad oggi si contano circa 100 vittime che non furono risparmiati dal sadismo di Madame LaLaurie.
A cura di Lilyaan Beaudonte