lunedì 16 gennaio 2017

Edward Mordake e il secondo volto


V'esistono tante storie, che albergano il mondo.
Vi sono tante leggende, che vengono tramandate con gli anni.
La parola arriva così in lontananza, che successivamente diviene sottile il confine tra fantasia e realtà.
E questo è il caso di Edward Mordake.
Le fonti su quest'uomo son scarse, per cui c'è davvero poco da dire e sapere.
Comunemente chiamato Edward Mordrake (con la r dopo la d), fu un uomo popolare verso la fine del XIX secolo, perché aveva una malformazione fisica e a causa di ciò, si diceva, possedeva due volti: uno normale, comune come tutti i comuni mortali e un altro dietro la nuca.
Le prime notizie di Mordake risalgono ad un articolo del Boston Post del 1895, scritto da Charles Lotin Hildreth. L'articolo descriveva vari casi sui cosiddetti ''mostri umani'' o meglio conosciuti, ''freaks'' e tra essi, c'era proprio la storia di Mordake, l'uomo con due facce.
L'uomo affermò di aver trovato tali casi in vecchie relazioni del Royal Scientific Society.
Non è chiaro se realmente quella società esistesse o se la storia fosse realmente reale, ma i giornali pubblicarono lo stesso quest'articolo per incrementare la sua storia.
Le informazioni che si hanno, non sono ben dettagliate.
Si presume che Mordake appartenesse ad una nobile famiglia vivente nel periodo vittoriano e che fosse un grande estimatore di musica. 
Nel 1896 l'enciclopedia medica ''Anomalie e curiosità sulla medicina'', menzionarono proprio questo astruso caso, non definendo però nessuna diagnosi medica riguardo alla deformità del viso di Mordake. Tuttavia, questa deformità venne definita come una forma di ''craniopagus parasiticus'', ovvero fu causata dalla presenza di un gemello parassita senza un corpo sviluppato. 



L'aspetto più inquietante di ciò, fu che venne considerato un ''volto demoniaco''.
Il volto infatti, non era munito di parola, ma si piegava in singolari smorfie; non parlava, non gridava, ma ''sorrideva quando Edward era felice e sogghignava quando Edward piangeva''.
Mordake più volte supplicò i medici di rimuovere quel viso del demonio, perché ogni notte, diceva, gli sussurrava cose, cose che solo nell'inferno si sarebbero dette, ma nessuno dei dottori acconsentì mai alla sua richiesta.
Rassegnato, avendo subìto una vita triste e tormentata, Edward Mordake si suicidò a soli 23 anni. 
Una prima versione della storia, sostiene che Edward si tolse la vita avvelenandosi, l'altra che lo fece puntandosi una pistola tra gli occhi.
Prima del suo tragico suicidio però, Edward richiese che gli venisse asportato il secondo volto definitivamente, per una buona volta, perché, asseriva, dopo ''l'avrebbe tormentato, quel maligno, anche nell'aldilà, senza lasciargli quiete''.
Dopo la sua morte, Mordrake fu soggetto di omaggi, tra cui la canzone ''Pool Edward'' di Tom Waits, il romanzo ''Mordake'' di Irene Gracia, un thriller americano ''Edward Mordrake'' (basatosi sulla sua vicenda) e, infine, ad egli son stati dedicati tre episodi della serie American Horror Story: Freakshow, dove tra i Freaks, appare proprio Edward Mordake e la sua seconda testa demoniaca.
Una vita amara la sua, costretto a dover convivere con una deformità che lo rendeva differente, malato, mostro (come Joseph Merrick, l'uomo elefante o Pasqual Pinon), che lo differenziava da una società a cui non apparteneva, che lo denigrava.
E, come se non bastasse, quella stessa deformità aveva vita propria, e lo tormentava Edward, lo percuoteva e lo perseguitò, fino a portarlo al drammatico epilogo.



La faccia del demonio
Son giunto in un tempo futuro in cui ciò che è remoto non può più persistere.
Son giunto fin qui e non ne ho più la minima forza, io. 
M'è così arduo, possibile? V'è una bestia in me, una belva feroce assetata di sangue e non smetterà di mordere neanche questa volta: non questa notte.
La bestia s'abbevera di me e non mi rimane alito in corpo, sangue in vena.
E' un tormento troppo astruso e grande, per un misero giovane come me.
Ogni dì m'assesto, m'alzo e sveglio e m'isso dal mio letto, quando il mio desiderio più grande e desiderabile non è altro che restar lì, in attesa che la morte sopraggiunga e mi doni libertà.
E' l'unica speranza per me, poiché tutto è divenuto vano. 
E lo sento, sogghignar, rannicchiato dietro al mio capo. Mi solletica la nuca con la sua lingua di fuoco e coi suoi denti morde prendendomi in una morsa sanguinolenta. 
Non v'è scampo per me. Il demonio mi sorge accanto e con me s'addormenta la notte.
Non vuole abbandonar queste membra ormai spoglie e fa di me la sua preda preferita, la sua calorosa vittima. 
Prendo il boccettino, deciso, la mia piccola ampolla di salvezza. Mi inebrierà e farà sì che le mie brame non saranno state vane, perché il dolore sarà valso la pena.
Straziato, sbudellato, in preda alla smania voglio liberarmi del Diavolo, che con le sue corna aguzze mi solletica il cranio e mi manda in belva. Un animale che genera un altro animale.
E la stanchezza m'avvale... che ci posso fare?
Bevo ingurgitando tutto quel liquido amaro e mi rende sazio. 
I minuti son trascorsi e la sento, che sta arrivando.
Mi sta salutando da lontano e sta prendendo a bastonate il volto del demonio.
Finalmente qualcosa me lo sta portando via, via da me.
Non mi farai più del male, antro demoniaco, non mi scaverai i tuoi denti nelle carni, non infesterai mai più i miei incubi la notte.
Non mi ruberai più l'amara vita.
Ed ecco, la libertà.

 A cura di Caroline Darko

mercoledì 11 gennaio 2017

Elizabeth Bathory, tra leggenda e realtà






Quando vi si ritrova a parlare di "Serial Killer", non ci si riferisce ad un fenomeno che appartiene solo all'età moderna, bensì anche alle epoche più remote; assassini ricordati ancor oggi con leggende popolari come Gilles De Rais (militare e assassino seriale francese, più comunemente conosciuto con il nome di "Barbablù"), Vlad III ( il conte della Valacchia che impalava i turchi) ed Elizabeth Bathory (la Contessa Sanguinaria), hanno ispirato libri, film e tant'altro. 
In questo articolo ci soffermeremo sulla Bloody Countess a cui hanno dedicato non solo romanzi e pellicole cinematografiche ma anche dipinti, canzoni e numerosi siti horror così da renderla un vero e proprio mito conosciuto in gran parte del mondo. 





Erzsébet Báthory (7 agosto 1560 – Čachtice, 21 agosto 1614), più nota conosciuta come Elizabeth Bathory o Elisabetta Bathory, soprannominata la Contessa Sanguinaria, (da taluni, anche Contessa Dracula) è considerata la più famosa assassina seriale sia in Slovacchia che in Ungheria e una delle serial killer più temibili. Ma non fu sola a compiere tali misfatti: al suo fianco, vi erano altri quattro collaboratori accusati di aver torturato e ucciso brutalmente centinaia di giovani donne. Ad oggi, si contano le vittime tra le 100 (accertate) e altre 300 di cui si aveva già il sospetto all'epoca; gli storici si avvalgono di questa stima anche se, secondo un diario trovato durate la perquisizione in casa della contessa, si conterebbero 650 vittime e ciò farebbe di lei, la peggiore serial killer mai esistita. 
Origini 
Nacque nel 1560 a Nyìrbátor, un villaggio nel nord-est dell'attuale Ungheria e venne in seguito allevata in Transilvania (ora Romania) ad Ecsed, la proprietà di famiglia. 
Già dalla giovane età, la Contessa assistette alla condanna di uno zingaro, che venne lasciato vivo e ricucito nel ventre di un cavallo ormai deceduto, lasciando fuori solamente la testa. 
All'età di 13 anni invece, ebbe un incontro con suo cugino, il principe di Transilvania, e assistette ad una violenta tortura rivolta a 54 sospettati accusati di aver istigato una ribellione di contadini; la pena, consisteva nel tagliare loro naso e orecchie.  
A 15 anni, sposò Ferenc Nádasdy (di sette anni più grande di lei) e andò a vivere nel suo castello a Sárvár, presso il confine austriaco. 
Qualcuno che sicuramente non frenò la frenesia della donna sanguinaria, fu proprio il suo sposo: si diceva di lui, che fosse crudele e spietato e un abile spadaccino. 
Ferenc aveva in compito di disciplinare la servitù e i suoi brutali modi di fare, vennero in seguito considerati fra i più sadici praticati fino ad allora. 
Per mantenere l'ordine, aveva addirittura trascritto un decalogo riguardante i differenti castighi corporali che avrebbe personalmente inflitto, in caso di mancato rispetto degli ordini; picchiare i domestici crudelmente con un bastone, era la più dolce delle punizioni da lui praticate. 
 Alcune delle sue attività, consistevano nell'usare dei grossi spilloni in ferro per serrare la bocca alle ragazze più disubbidienti: essi venivano conficcati e fatti passare dal labbro a labbro e contemporaneamente le unghie e le carni di queste ultime, venivano riempite da piccole e sottili schegge di legno acuminate. 
Una delle sue torture preferite, era quella di cospargere il corpo di una serva completamente nuda, lasciandola legata poi a un palo vicino alle arnie di sua proprietà.

La nascita del male 
Elizabeth Bathory in ''Stay Alive''.
Giacché però Ferenc, era spesso lontano da casa a causa delle lotte contro i Turchi, la Contessa, trascorreva il suo tempo con la sua beneamata zia , la contessa Karla nota per la sua bisessualità (che amava infliggere torture devastanti alla servitù e in particolari agli uomini troppo dotati), partecipando anche, alle orge organizzate da quest'ultima.Avendo fin da bambina assistito a sadiche torture, per Erszébet assistervi e praticare essa stessa del male al prossimo, era divenuto "normale" e addirittura, esilarante. 
Grazie alle sue importanti amicizie con ricchi e rilevanti signori della zona, Klara aveva sempre a disposizione un vasto conteggio di ragazze per la casa e lì, Elizabeth assieme alla sua adorata zia, dava sfogo a tutta la sua deviata libido. 
Le sue pratiche occulte però, ebbero inizio quando conobbe Dorothea Szentes, un'esperta di magia nera che non fece altro che incoraggiare Erszébet, ad andare fin in fondo con le sue attività sanguinarie e violente utilizzando modi sempre più insani. 
Furono proprio Dorothea (conosciuta come Dorka), il suo servo ThorkoHelena Jo -la balia- e Katarina Beneczky una lavandaia, a insegnare ad Erszébet la stregoneria. 
Si sostiene inoltre che una misteriosa donna di nome Anna Darvulia - probabilmente una delle tante amanti della Bloody Countess- tra gli anni 1604 e 1610, le abbia insegnato molte tecniche innovative di tortura. 
Quando Anna dopo rimase cieca, decise di abbandonare la corte della sua padrona lasciando però il suo "lavoro" a quest'ultima, Helena Jo e Dorka che, intanto, avevano carpito bene ogni insegnamento disumano della donna. 
Con la morte di Darvulia, Elizabeth Bathory- giunta sulla quarantina d'anni - , era divenuta ancor più spietata. 
Erzsébet tentava di trovare ogni qualsivoglia scusa, per punire le sue serve e ciò che riteneva un affronto peggiore degli altri, era la fuga e la punizione, era quasi sempre la morte. 
Si racconta che una sera, una fanciulla di circa dodici anni di nome Dora, riuscì a fuggire semi - nuda da quello sventurato castello ma purtroppo per lei, venne presa subito dopo e condotta dalla contessa dove trovò una morte straziante; la ragazza fu condotta in una gabbia a forma di cilindro, dalle misure sproporzionate sia per restarvi in piedi, che per accovacciarsiLa gabbia venne poi sollevata dal terreno tramite delle girelle e spinta contro dei paletti molto appuntiti mentre  il fedele Ficzko (un nano pervertito e pedofilo al servizio di Elizabeth) manovrava le corde in modo che l'oscillazione di quella trappola infernale, riducesse la povera Dora in mille pezzi. 
E ancora, lei e il suo sposo, lasciavano correre fuori in cortile, delle povere donne tutte molto giovani, denudate nel pieno dell'inverno e lasciate tali, nel cortile del castello proprio sotto la loro finestra e successivamente, ordinavano di versare acqua su di loro e per le ragazze purtroppo non vi era scampo: la loro morte consisteva nell'assideramento. 
Una volta parve loro che una delle serve, si fosse finta malata così disposero dei pezzi di carta impregnati di olio, fra le dita della povera sfortunata e vi appiccarono il fuoco. 
Nessuno più osò dichiararsi ammalato. 


Ma ciò che rese "famosa" la Contessa, tanto da rendersi conosciuta in tutto il mondo, non fu tanto la perversione quanto la bramosia nel torturare e vessare la povera servitù, ma la sua sete di sangue. Letteralmente.
Si racconta che il giorno in cui una delle donne di basso ceto le spazzolava i capelli, per sbaglio ne tirò con forza qualche ciocca ed Elizabeth, le schiaffeggiò una guancia nella mano in cui faceva bella mostra il suo grosso anello; dalla gota di quella giovane fanciulla, colò un rivolo di sangue che finì sulla mano della contessa.
Ella giurò che precisamente nel punto in cui il liquido aveva toccato la sua pelle, essa era rinvigorita, tornata "giovane".
Da quel giorno, la follia della Bathory crebbe a dismisura.
Cominciò ad attirare le figlie dei contadini, con vantaggiose offerte di lavoro -come schiave del castello - ben retribuite.
Nell'anno 1609, istituì invece, una sorta di "accademia" che aveva come scopo apparente, l'educazione delle giovani donne appartenenti alle famiglie più agiate.
Le torture continuavano, ed ella fu sempre e continuamente più incauta.
Perlopiù le sue vittime venivano spogliate, incatenate poi a capo in giù e in seguito, seviziate.
Uno dei suoi complici, testimoniò dicendo che in alcuni giorni, la donna ordinava di far distendere delle fanciulle "innocenti" appena adolescenti, sul pavimento freddo della sua camera con l’intenzione di torturarle. 
I servi, qualche ora più tardi, dovevano ripulire tutto il sangue e per svuotare la stanza da quel liquido fiotto e dallo scroscio di un torrente in piena, dovevano usare dapprima dei secchi di legno molto grossi e in seguito, coprire con della cenere, le chiazze scure rimaste sul pavimento.
Ancora, fu accusata anche di cannibalismo, pur non essendo certi del fatto che la Contessa, oltre che seviziare le fanciulle, se ne nutrisse.
Difatti, in una mattina qualunque, chiese alla sua fedele collaboratrice Dorka, di portarle una ragazza giovane e corpulenta in camera.
Quando la fanciulla vi entrò nuda, trovò Erzsébet completamente svestita e, come un cane feroce, le saltò addosso azzannandole una guancia. Appena le fu dietro la schiena, continuò a lacerarle la pelle colpendo la spalla  e non si fermò neanche quando la povera donna, svenne. 
Quella mostruosa "opera", la vista della Contessa completamente ricoperta del sangue di quella sventurata ridotta cibo per cani, fu disumana anche agli occhi di Dorothea Szentes .
Erzsébet non prese soltanto a bere il sangue delle sue vittime, ma, dopo essersi fatta costruire personalmente una tinozza con ossa umane essiccate, ne fece frequenti bagni utilizzando ciò che per lei, rappresentava il nettare divino in grado di donargli la giovinezza eterna tanto ben agognata da ogni donna.
Si narra che la Contessa, abbia fatto costruire una geniale macchina di tortura chiamata"Vergine di Ferro" (si presume l'antenata della Vergine di Norimberga), dall'aspetto di donna con dei lunghi capelli biondo-argenteo che giungevano quasi fino ai piedi.
L'apparecchio infernale si azionava ogni volta che una ragazza le si accostava: la Vergine di Ferro, alzava le braccia stringendola mortalmente mentre dei coltelli acuminati fuoriusciti dal petto, la trapassavano da parte a parte.





La condanna 
Il 30 Dicembre 1610, il Re Mattia D'Asburgo, inviò degli uomini per conto della Chiesa Cattolica,alla dimora della Bloody Countess per indagare sui crimini.
Sebbene non fosse certo che Elizabeth fosse stata catturata in atto di tortura, c'è una piccola evidenza che lo supporta realmente: inizialmente Thurzò (uno degli uomini inviati dal Re), dichiarò che gli ospiti della Bathory e la gente del villaggio la colsero in flagrante. 
Tuttavia, venne arrestata e detenuta prima della presentazione delle vittime. 
E' più probabile che l'idea di Thurzò che scoprì Bathory coperta di sangue, sia stata romanzata.
Ficzko, Dorka, Katarina -la lavandaia- ed Helena Jo furono anch'essi processati.
Dichiararono che il numero dei corpi torturati oscillavano dai 45 ai 60.
Un quinto testimone di nome Zusanna, descrisse accuratamente tutte le torture inflitte da Helena Jo, Dorka e Ficzko e chiese la misericordia per Katarina.
Secondo tutte le altre testimonianze, la Contessa fu anche accusata di rapimento.
Fra le atrocità descritte più costantemente, furono incluse le gravi percosse, bruciature e la mutilazione delle mani, oltre a mordere la carne dai volti, alle braccia e alle altre parti del corpo, infine l'ipotermia o semplicemente, morire di fame. 
Anche l'uso degli aghi di cui perfino Ferenc faceva uso per "giocare" con le sue vittime, fu menzionato dai collaboratori in tribunale.
Tutti a parte uno dei suoi collaboratori, testimoniarono contro la Bathory.
Le prime ad essere sentenziate, furono Helena Jo e Dorothea Szentes, le autrici materiali in correlazione con Elizabeth dei più terribili misfatti.
Ad entrambe, vennero amputate le mani con delle tenaglie roventi, poiché dichiarate «strumenti di tortura e intrise del sangue delle innocenti cristiane»; i loro corpi invece, vennero gettati vivi nel fuoco considerato «purificatore».
Ficko, considerato meno colpevole delle due, fu decapitato, e il suo corpo bruciato.
Katarina, fu l'unica ad essere assolta dalla pena di morte poiché ella, si limitava a nascondere le carcasse delle adolescenti uccise e, a volte, cercava rischiava la vita per dar loro da mangiare.
Dopo il processo  eressero una forca rossa nei pressi del castello come dimostrazione al pubblico che giustizia era stata fatta.
Elizabeth, non seguì il medesimo supplizio dei suoi collaboratori: ella venne murata viva in una serie di camere nel castello di Čachtice, con solo piccole fessure lasciate aperte per la ventilazione e il passaggio del cibo.
Rimase lì per quattro anni, fino al giorno della sua morte.
La sera del 21 Agosto 1614, Erzsébet Bathory, si lamentò con la guardia dicendo che le sue mani, erano fredde; egli le risposte "Non è niente, Contessa. Basta andare a sdraiarsi".
Il giorno seguente, trovarono il suo corpo morto.
Non si sa ancora chiaramente dove sia stato seppellito il suo corpo.




Teorie a sostegno di Erzsébet
Alcuni scrittori, sostengono che Elizabeth Bathory, sia stata vittima di una cospirazione e il tutto si ritroverebbe coerente con la storia ungherese di quel momento.
Qualsiasi tentativo però in grado di dimostrare che ella fosse innocente, veniva di colpo smentito dal fatto che, furono in 300 a testimoniare contro di lei ed almeno 96-99 di loro, sostennero di essere stati molestati mentalmente.
Le prove fisiche raccolte dagli inquirenti nel momento in cui Thurzò entrò al castello, sono però discutibili: si sostiene infatti che egli, esagerò e travisò un bel po' la situazione nella quale si trovava la Contessa al momento del suo arrivo.
Dal momento in cui Ferenc, morto nel 1604, lasciò che sua moglie diventasse molto potente e nel 1607 il principe Gábor Bathory nipote della stessa Contessa, venne eletto Principe di Transilvania, Thurzò ebbe come una discesa politica: non ne trasse alcun beneficio anzi, ciò fu tutto a suo scapito e di conseguenza le teorie sul complotto non dovrebbero essere del tutto scartate.



Conclusioni 
Come trascritto in precedenza, vi sono tanti racconti tramandati nel tempo, ispirati alla Serial Killer più crudele di quel tempo e si pensa addirittura che fu lei, a ispirare Bram Stoker, per il suo "Dracula" essendovi anche, molte congruenze fra essi.
Che sia stata spietata o no, resta il fatto che Erzsébet, fosse una donna con seri disturbi mentali dovuti anche geneticamente a causa della consanguineità familiare (suo padre aveva sposato sua cugina), e nessuno ha mai tentato di farle comprendere che ciò che stava commettendo, fosse un atto barbaro e disumano che l'avrebbe condannata in fine, a una morte solitaria e infelice.
Si circondò di persone perverse e sadiche e non ebbe mai la volontà di tirarsi indietro.
Mi piace pensare a lei come ad un infante alla quale non è mai stato insegnato il rispetto per la vita altrui, cresciuta senza principi e valori importanti, bensì abituata alla sofferenza e alla crudeltà che l'hanno indotta in conclusione, ad essere ciò che tutti noi ora consideriamo, la malvagia "Contessa Sanguinaria".
Sebbene gran parte delle trascrizioni riportate su Elizabeth, siano state romanzate e tramandate diversamente nel tempo, ciò che permane è senza dubbio il fatto che vedesse il sangue, come una linfa vitale, l'ambrosia capace di destarla dalla situazione umane e comune, quale la vecchiaia.

Fu detto della Contessa, che ella teneva un diaro nella quale sarebbero contate almeno 650 vittime rispetto a quelle riportate, e non solo.
In una di quelle pagine è riportato: "
«Una giovane domestica non è riuscita a sopportare che la sverginassi con un palo di frassino e così è crollata subito, rapidamente è morta. Effettivamente era troppo piccola»."





*Erzsébet verso i 18-19 anni ebbe una figlia illegittima che venne affidata poi ad un contadino.Fu una madre molto protettiva ed ebbe anche molti altri figli.



 A cura di Lilyaan Beaudonte